Care vecchie poesie ancora in rima, che avete camminato insieme a me fin da
bambina…. quando di notte mi alzavo di nascosto (e quanti scappellotti mi son
presa: torna a letto, quello è il tuo posto!) per scriver quelle rime che per gli adulti
erano sciocchezze ma che per me erano carezze!
Cosa centrano aquile e colombe? Pensa a studiare, domani vai a scuola e la maestra
vedrà che tu confondi l’aquila e la colomba quando vola!
Per fortuna dopo tanti anni di apparente follia Madre Mercede, nella sua dolce maestria, mi ha risposto
mettendo l’aquila e la colomba al loro posto. *) Ma allora intimorita mi son fermata e smisi di rimare.
Ascoltai mio fratello che mi disse che per sembrare grande bisognava usare l’altra parte del cervello…
Il tempo scorse e stando coi bambini e in mezzo alla natura, di fronte ai monti, al mare e nei giardini,
la rima scappò via, perché non sa resistere, è come una preghiera, come una litania!
Così ad un certo punto di fronte alla magia della vita è ritornata. Le ho riaperto la porta un pocolino, ma lei, maleducata, usciva fuori dal mio cuore bambino portando commozione ed immaginazione.
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